15/06/2024 VIGONZA – Ieri nuovo sopralluogo in via Prati a Vigonza nell’abitazione dove viveva Giada Zanola 33enne uccisa dal compagno che l’ha gettata dal cavalcavia sull’autostrada || L’ipotesi che Giada Zanola sia stata stordita prima di essere lanciata dal cavalacavia sull’A4 a Vigonza dal compagno Andrea Favero è quella che maggiormente convince gli investigatori. Le conferme arriveranno dall’esame tossicologico effettuato durante l’autopsia della 33enne bresciana uccisa la notte del 29 maggio scorso, ma ci sarebbero anche dei riscontri dalle perquisizioni fatte nei giorni scorsi dai poliziotti della Squadra Mobile nella casa di via Prati dove Giada Zanola viveva con il suo compagno. L’ipotesi dell’assunzione di farmaci era stata presa in considerazione anche dopo la testimonianza di un’amica della 33enne che agli inquirenti, dopo il delitto, ha raccontato che Giada le aveva confessato di avere il timore che Andrea Favero la drogasse. Le immagini delle telecamere di sorveglianza di via Prati a Vigonza, inoltre, inquadrano sempre e solo la macchina della coppia passare e nessuna persona a piedi. Questo non coincide con al prima versione fornita da Favero al momento del fermo, quando ha dichiarato che la compagna era uscita da sola a piedi e lui in un secondo momento l’aveva raggiunta e caricata in auto. In realta Giada potrebbe essere stata fatta salire in auto viva, ma stordita e dunque incapace di difendersi e reagire. Ieri, intanto, gli agenti sono nuovamente tornati nell’abitazione posta sotto sequestro per prelevare ulteriori dispositivi elettronici come l’apparecchio per il collegamento wifi. Un elemento utile a capire fino a che ora il cellulare di Giada, che ancora non si trova, si stato agganciato alla cella di casa. (Servizio di Valentina Visentin)
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