COLLI EUGANEI – Il covid segna l’export dei vini padovani, calo delle vendite del 3,6%. Dopo molto tempo, un’annata da dimenticare. La cia padovana chiede per il 2021 importanti azioni di rilancio del territorio || Gli effetti del covid hanno avuto ripercussioni anche sull’export di vino dei quattro marchi Doc padovani. Il calo sfiora il 4% ed è dovuto ai timori legati alla pandemia, ma anche ai pregiudizi che a febbraio quando scoppiò il caso Vo’ interessarono le vendite dei vini dei colli ritenuti erroneamento veicolo di trasmissione del virus. Solo a febbraio il calo stimato dalla Cia di Padova ha raggiunto il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le vendite poi sono riprese, ma alla fine del 2020 il calo dell’export si è assestato al 3,6%. Un segnale di ripresa è arrivato nei giorni scorsi grazie agli Stati Uniti uno dei principali canali di esportazione dei vini padovani che interessa circa il 25% del fatturato. Gli Usa (ovvero il maggior Paese importatore di vino italiano) hanno ufficialmente depennato i prodotti viti-vinicoli dalla lista di quelli interessati dai dazi rappresenta “una luce in fondo al tunnel”.Una boccata d’ossigeno per il comparto vitivinicolo che solo nel padovano conta 7 mila ettari di terreno per la coltivazione delle differenti uve. Ma a soffrire è anche un altro settore doc del nostro territorio quello suinicolo che riguarda la vendita dei prosciutti e che rappresentata circa 200 milioni di fatturato l’anno.Per il 2021 la cia padovana chiede un’importante campagna di valorizzazione dei prodotti del territorio per rilanciare l’economia del settore agricolo. – Intervistati MAURIZIO ANTONINI (Presidente Cia Padova) (Servizio di Valentina Visentin)


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