14/01/2023 PADOVA – La morte del giovane tunisino annegato nel Brenta. Si è svolto ieri l’esame esterno sul corpo che non ha rilevato alcun segno di violenza. Intanto sarà interrogata dalla Procura, l’amica che aveva accusato gli agenti di violenza. || L’autopsia si svolgerà la prossima settimana, lunedì o martedì, ma intanto l’esame medico esterno compiuto sul corpo di Oussama Ben Rebha ha dato alcune prime risposte. Nessun segno di violenza è stato rilevato sul 23enne tunisino che martedì pomeriggio, intorno alle 16, si è lanciato nelle acque del Brenta a Pontevigodarzere per sfuggire a un controllo della polizia. Era sull’argine con altre tre persone, due tunisini e un algerino. Tre sono riusciti a scappare, lui avrebbe tentato di divincolarsi per sfuggire all’identificazione lanciandosi poi nelle gelide acque del fiume. Uno degli agenti presenti, contuso, avrebbe anche provato a salvare il giovane allungandogli un pezzo di legno. Questo secondo il rapporto dei poliziotti che sarebbe confermato dalle testimonianze rese da due persone che passeggiavano sull’argine in quel momento. Le indagini sono condotte dalla squadra mobile della questura di Padova e coordinate dal pm Luisa Rossi che nei prossimi giorni potrebbe sentire l’amica di Oussama che aveva lanciato pesanti accuse di violenza nei confronti degli agenti raccontando di aver ricevuto una videochiamata dove si sarebbe visto un poliziotto picchiare e gettare in acqua il 23enne. Se tutto questo non fosse confermato, la donna rischia l’accusa di calunnia. Nel frattempo è stretta nel dolore la famiglia di Oussama Ben Rebha. La giovane moglie, assistita da familiari e amici, è in contatto con il consolato tunisino per il rimpatrio della salma del marito, una volta ottenuto il nulla osta dall’autorità giudiziaria. I funerali del giovane si svolgeranno in patria con rito islamico. (Servizio di Chiara Gaiani)


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