21/02/2024 VO – Quattro anni fa il Covid arrivava in Veneto. Il racconto di chi ha messo in campo le forze per creare la prima zona rossa a Vo. Intanto domani in Tribunale a Padova prima udienza del processo sulla vicenda dei tamponi rapidi acquistati dalla Regione e ritenuti non attendibili dopo un esposto del Professore Crisanti. || Le sirene delle ambulanze, e il motore della sua auto, la sola insieme a quella dei carabinieri che girava per Vo. Ettore Moreggio nel 2020 era il dirigente dell’ufficio tecnico di Vo. Il pomeriggio del 21 febbraio di 4 fa venne chiamato dal sindaco Giuliano Martini, il covid era arrivato e aveva colpito duro, era morto Adriano Trevisan suo amico. Il comune dei colli euganei stava diventando la prima zona rossa d’Italia. Ma soprattutto Vo divenne il simbolo di uno studio scientifico unico deciso dal presidente del Veneto Luca Zaia e dal professore Andrea Crisanti che allora era il direttore della microbiologia di Padova. Tre cicli di tamponi su tutta la popolizione di 3300 abitanti. Vo zona rossa, è il primo ricordo della pandemia in Veneto, un paese completamente chiuso ma che ha superato l’isolamento grazie ai suoi residenti, come Giancarlo dipendente delle poste che in quei giorni dove nessuno poteva entrare o uscire dal paese insieme a due colleghe residenti a Vo ha tenuto aperto l’ufficio postale per consentire l’erogazione delle pensioni.Dalla zona rossa, ai mesi lunghissimi della pandemia. I contagi e le oltre 17 mila vittime venete, le prime Adriano Trevisan e Renato Turetta di Vo. Poi I tamponi, i protocolli, la vaccinazione, e il ritorno alla vita senza mascherine. – Intervistati ETTORE MOREGGIO (Ex dirigente Uff. Tecnico Comune di Vo), GIANCARLO TOSATO (Dipendete Ufficio Postale) (Servizio di Valentina Visentin)


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