27/06/2024 VIGONZA – Il femminicidio di Giada Zanola. Arrivano i primi risultati degli esami tossicologici svolti durante l’autopsia. Sul corpo della giovane mamma trovate tracce si ansiolitici. || Stordita con le benzodiazepine, caricata in auto incosciente, posata sul primo gradone del cavalcavia di via Prati e poi lanciata sulle auto in transito lungo la A4 nel cuore della notte del 29 maggio. Potrebbe essere questa la dinamica della tragica morte di Giada Zanola. Sul tavolo del pm Giorgio Falcone che coordina le indagini sul femminicidio della giovane mamma, sono arrivati i primi riscontri degli esami tossicologici eseguiti durante l’autopsia dal professor Claudio Terranova che confermano che nel corpo di Giada sono state trovate tracce di uno psicofarmaco che induce sonnolenza e stordimento che nessun medico le aveva prescritto. Un dubbio che torturava Giada Zanola che alle amiche, nei mesi precedenti la sua morte, aveva confidato i suoi sospetti: «Credo che Andrea mi avveleni». La scoperta potrebbe aggravare la posizione di Andrea Favero, il compagno della donna in carcere con l’accusa di omicidio aggravato. Dopo una prima confessione agli agenti della polizia stradale di Padova, Andrea Favero al pm aveva detto di avere inseguito la compagna nel cuore della notte sul cavalcavia, di averla raggiunta e poi di non ricordare più nulla. Le telecamere della zona hanno ripreso l’auto di Favero arrivare sul cavalcavia, fare un’inversione a U, fermarsi per qualche minuto e poi ripartire. In quel lasso di tempo l’uomo avrebbe gettato il corpo della compagna, la mamma del loro bambino. Tesi i rapporti tra i due negli ultimi tempi: Giada Zanola voleva lasciarlo e rifarsi una vita con un nuovo compagno. Andrea Favero la fine del loro rapporto non l’aveva mai accettata. (Servizio di Chiara Gaiani)


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